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Derek Jarman

Biografia

Derek Jarman, l’arte come la vita

(Northwood, 31 gennaio 1942 – Dungeness, 19 febbraio 1994)

Derek Jarman biografiaUna vita non facile quella di Derek Jarman, ma sicuramente piena e intensa. Giardiniere, pittore, video-maker, Derek Jarman ha esplorato quasi tutti i campi dell’arte.

Nasce il 31 gennaio del 1942 a Northwood, Middlesex, e ha un’infanzia felice. Studia alla Slade School of Art di Londra ed esordisce come pittore nella seconda metà degli anni Sessanta. Da lì il passo alla Super8 è veloce ed è il primo step verso una carriera di futuro cineasta. Inizia a realizzare una serie di corti e mediometraggi, che hanno per protagonisti i suoi amici, ambientati nel suo studio situato intorno a un quartiere industriale (“Studio Bankside”, 1971) oppure nella campagna inglese. Molti anni prima dell’avvento di Photoshop e via dicendo, in fase di post produzione, Jarman aggiunge filtri colorati, manipola le immagini, le sovrappone, giungendo a risultati quanto mai originali.

Nel 1972 Ken Russell lo chiama a curare la scenografia di “The Devils” (“I diavoli”, 1971) e “Savage Messiah” (“Messia selvaggio”, 1972).

Nel 1976, Jarman gira il suo primo lungometraggio esibendo apertamente la sua omosessualità, in anni in cui era un tabù, diventando un fenomeno queer ante litteram. La sua prima opera, “Sebastiane”, utilizza il martirio del Santo in chiave apertamente politica.

Nel 1978, nel cuore degli anni del Punk londinese, arriva “Jubilee”, manifesto della punk generation. Colpisce al cuore lo spettatore per la sua capacità di unire linguaggi diversi, tanto da essere definito un “documentario fantastico”. La sceneggiatura è ambientata in epoca rinascimentale con lo scopo di mettere alla berlina la società britannica del tempo. Nel 1578 la regina Elisabetta I grazie al suo alchimista viene trasportata nel 1978. Quello che trova è scioccante sia da un punto di vista sociale che spirituale e politico. Il film presenta delle comparsate d’eccezione, da Adam Ant, Siouxsie and the Banshees, a Chelsea, Slits. La colonna sonora è firmata da Brian Eno e il risultato è disturbante e kitsch, nel suo essere uno spaccato calato nel suo tempo di un pezzo di storia inglese.

Il terzo lungometraggio del 1979, “The Tempest”, pesca nel classico di Shakespeare. Seppur fedele al testo, il film ha un’estetica barocca. È tra i suoi film quello di più facile fruibilità.

Derek Jerman come icona del cinema sperimentale

Derek Jarman BioOramai icona del cinema sperimentale britannico, Jarman negli anni ‘80 gira molti videoclip e mediometraggi, in attesa di firmare quello che è il suo capolavoro: “Caravaggio” del 1986, in cui è palese l’influsso di Pier Paolo Pasolini. Qui i confini tra cinema e pittura si fanno sempre più sfumati. Al centro del film il triangolo amoroso tra il protagonista (Nigel Terry), Lena (Tilda Swinton) e Ranuccio (Sean Bean).  L’artista è raffigurato morente a Porto Ercole alla fine dei giorni alla ricerca del suo passato, tra orribili bassifondi e lussuria, prostitute e assassini.  Nonostante lo scenario, il film è lirico, la vita di Michelangelo Merisi è evocata in giochi di luce e tableau vivant. La lavorazione dura sei anni, e l’arrivo dell’opera nel 1986 coincide con la scoperta del regista di aver contratto l’Aids, di cui parlerà lui stesso alla Berlinale.

Con “The Last of England” (1987), titolo preso da un quadro del pre-raffaellita Ford Madox Brown del 1855, Jarman ritorna sui temi della politica. Lo stile assomiglia a quello del videoclip e il regista torna al Super8 delle sue origini. Il film è la sua risposta agli anni del thatcherismo e di quel liberismo che distruggerà il welfare state.

Nel 1989 arriva “War Requiem”, forse il film meno riuscito del regista. Il lungometraggio è tratto dell’omonima opera di Benjamin Britten, autore della composizione che nel 1961 fu utilizzata per inaugurare la riapertura della cattedrale di Coventry, dopo i danni subiti durante la Guerra. Pensato nelle intenzioni come un manifesto pacifista, è accolto male dalla critica.

Derek Jarman e la malattia

Le ultime opere di Jarman portano il segno della malattia che peggiora velocemente.  L’artista vive in una piccola casa vicino al mare di Dungeness, vicino alla centrale nucleare. Intorno alla casa, un grande giardino, che diventa protagonista di uno dei suoi film più duri. “The Garden” del 1990 è un’opera assolutamente anti-narrativa, in cui si alternano confusi i ricordi degli amici del regista morti di AIDS. Ma c’è anche il giardino del Getsemani, dove inizia la passione di Cristo, sorta di sentiero parallelo alla sofferenza dei due appassionati innamorati. Il parallelismo fra Gesù e l’amore gay, al di là di qualsiasi accusa di blasfemia, serve soprattutto a richiamare l’attenzione sulla discriminazione della società.

Sempre più provato fisicamente, Jarman stupisce tutti con il suo “Edoardo II” del 1991. Ispirato dall’opera omonima di Christopher Marlowe, Jarman riscrive a modo suo la storia. Racconta la tragedia del re che tenne a corte il suo amante, puntando a mettere in evidenza la difficile condizione degli omosessuali nel Regno Unito contemporaneo. La vicenda storica, sceneggiata come se si trattasse di un adattamento classico, ha uno stile assolutamente moderno. Memorabile è il cameo canoro di Annie Lennox, una delle più belle e drammatiche scene d’addio della storia del cinema.

Con “Wittgenstein” del 1993, Jarman cambia completamente registro. Questo è un film di parola, se mai così si può dire, ed è tutto incentrato sul filosofo austriaco. L’impianto è molto teatrale, con uno sfondo nero che annulla gli spazi fisici e amplifica i contrasti tra luci e ombre. Il tema dell’omosessualità è presente ma è trattato questa volta quasi senza rabbia. Il risultato è una messa in scena dell’angoscia stessa dell’uomo, Wittgenstein, che appare molto vicino allo stesso Jarman.

Blue” (1993) è il testamento spirituale del regista oramai cieco, a causa del distacco della retina, provocato dall’aggravarsi del virus. Su uno schermo blu cobalto, Derek racconta tramite i suoni i suoi ultimi giorni di vita. Fu proprio lui a spiegare la scelta del blu come colore che meglio di qualsiasi altro può dare l’idea di un frammento di lavoro senza limiti, di un paesaggio che ritrae alla perfezione il concetto di libertà.

Derek Jarman muore il 19 febbraio 1994, lasciando il segno nella cinematografia del suo tempo.

Ivana Faranda

Filmografia

Derek Jarman Filmografia – Cinema

Derek Jarman Filmografia

  • Studio Bankside (Cortometraggio, 1970)
  • A Journey to Avebury (Cortometraggio, 1971)
  • Andrew Logan Kisses the Glitterati (Cortometraggio, 1972)
  • Garden of Luxor (Cortometraggio, 1972)
  • Miss Gaby (Cortometraggio, 1972)
  • Tarot (Cortometraggio, 1972)
  • Art of Mirrors (Cortometraggio, 1973)
  • Stolen Apples for Karen Blixen (Cortometraggio, 1973)
  • Sulphur (Cortometraggio, 1973)
  • A Walk on Møn (Cortometraggio, 1973)
  • The Devils at the Elgin (Cortometraggio, 1974)
  • Duggie Fields (Cortometraggio, 1974)
  • Ula’s Fete (Cortometraggio, 1974)
  • Picnic at Ray’s (Cortometraggio, 1975)
  • Sebastiane (Cortometraggio, 1975)
  • Art and the Pose (Cortometraggio, 1976)
  • The Sex Pistols Number One, (Videoclip musicale,1976).
  • Gerald’s Film (Cortometraggio, 1976)
  • Sea of Storms (Cortometraggio, 1976)
  • Sebastiane (1976)
  • Every Woman for Herself and All for Art (Cortometraggio, 1977)
  • Jordan’s Dance (Cortometraggio, 1977)
  • The Pantheon (Cortometraggio, 1978)
  • Jubilee (1978)
  • The Tempest (1979)
  • Broken English, (Videoclip musicale, 1979)
  • Witches’ Song, (Videoclip musicale, 1979)
  • The Balland of Lucy Jordan (Videoclip musicale, 1979)
  • In the Shadow of the Sun (Cortometraggio, 1980)
  • Jordan’s Wedding (Cortometraggio, 1981)
  • Sloane Square: A Room of One’s Own (Cortometraggio, 1981)
  • TG Psychic Rally in Heaven, (Videoclip musicale, 1981)
  • Ken’s First Film (Cortometraggio, 1982)
  • Pontormo and Punks at Santa Croce (Cortometraggio, 1982)
  • B2 Tape (Cortometraggio, 1983)
  • Pirate Tape (Cortometraggio, 1983)
  • Waiting for Waiting for Godot (Cortometraggio, 1983)
  • Imagining October (Cortometraggio, 1984)
  • What Presence?!, (Videoclip musicale, 1984)
  • The Angelic Conversation (Cortometraggio, 1985)
  • Caravaggio (1986)
  • The Queen is Dead, (Videoclip musicale, 1986)
  • Panic, (Videoclip musicale, 1986)
  • There is a Light That Never Goes Out, (Videoclip musicale, 1986)
  • Ask, (Videoclip musicale, 1986)
  • The Last of England (1987)
  • Aria (1988) (Cortometraggio, episodio “Depuis le jour”)
  • L’ispirazione (Video-opera del melodramma di Sylvano Bussotti, 1988)
  • War Requiem (1989)
  • It’s a Sin, (Videoclip musicale, 1989)
  • Il giardino (The Garden), (1990)
  • Edoardo II (1991)
  • Wittgenstein (1993)
  • Blue (1993)
  • The Next Life (Cortometraggio, 1993)
  • Projections (Cortometraggio, 1993)
  • Glitterbug (Cortometraggio, 1994)

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