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Defiance – I giorni del coraggio – Recensione

Da una storia vera, il coraggio di un gruppo di partigiani-agricoltori ebrei che misero in salvo moltissime persone all’epoca dell’Olocausto

(Defiance) Regia: Edward Zwick – Cast: Daniel Craig, Liev Schreiber, Jamie Bell, George MacKay, Mia Wasikowska, Tomas Arana, Rolandas Boravskis, Alexa Davalos, Mark Feuerstein – Genere: Drammatico, Guerra, colore, 137 minuti – Produzione: Usa, 2008 – Distribuzione: Medusa – Data di uscita: 23 gennaio 2009.

defiance-i-giorni-del-coraggioTratto da una storia vera, “Defiance” di Edward Zwick (“L’ultimo samurai”, “Blood Diamond”), si concentra su una faccia della tragedia dell’Olocausto conosciuta a pochi. Estate 1941. Mentre a Berlino si mette a punto la “soluzione finale”, le truppe tedesche invadono la Polonia. È allora che Tuvia Bielski (Daniel Craig) e i suoi fratelli (Liev Schreiber e Jamie Bell), agricoltori ebrei, che si sono ostinatamente rifiutati di finire nei ghetti, decidono di mettersi in salvo nelle foreste della Bielorussia.

 Costituiscono così il primo seme di un’otriad, una cellula partigiana che accoglie giovani fuggiaschi pronti ad imbracciare le armi, ma anche donne, vecchi e bambini. Tuvia li guida come un condottiero d’altri tempi, attraverso bufere di neve, infide paludi e l’incubo dei rastrellamenti tedeschi, contro un nemico mille volte più potente e spietato. Col passare del tempo la loro latitanza dà vita a una vera e propria comunità di rifugiati ben organizzata, in cui ognuno ha i propri compiti. L’esercito della speranza, guidato dall’intraprendente polacco, salverà la vita di quasi 1200 persone.

Il film, tratto dal romanzo di Nechama Tec (già autrice di numerosi saggi sul tema della Shoah), “Defiance – Gli ebrei che sfidarono Hitler”, vincitore nel 2001 del Premio speciale internazionale Anna Frank, porta sul grande schermo una storia vera, altrimenti obliata, di coraggio e libertà, contribuendo a farci conoscere un episodio di resistenza e determinazione.

 “Defiance – I giorni del coraggio” è girato quasi del tutto in Lituania e Zwick si avvale di troupe locali (costante delle produzioni in “trasferta”) e dei suoi più fidati collaboratori. L’Olocausto continua ad essere un terreno sul quale riflettere. Piccole e grandi vicende emergono come da un’immensa scatola, dove gli eroi sono molto spesso inconsapevoli delle loro azioni, e a farla da padrone è la convinzione che essere liberi ad ogni costo non deve essere un fatto personale, ma una visione comune.

In fondo l’istinto naturale alla sopravvivenza, porta ogni singolo individuo a lottare per preservare la propria libertà. Ma a quale prezzo? Tuvia, in quello che potremmo definire un discorso d’insediamento, ribadisce che: ”Potremmo anche cacciare come animali, ma non lo diventeremo di certo. Abbiamo deciso insieme il nostro destino, vivere liberi come tutti gli esseri umani finché riusciremo a resistere”.

Quando si riflette sulla tragedia dell’Olocausto, inevitabilmente affiorano alla mente immagini brutalmente iconiche, come le deportazioni, i campi di concentramento. Per molti ebrei non si è presentata l’opportunità di scegliere, e la speranza è venuta meno.

Questo film restituisce alla Storia una vicenda in cui degli uomini intraprendono una disperata e impossibile impresa di resistenza contro le truppe naziste. Sogno o miraggio non ha importanza, la consapevolezza di aver tentato rende ogni singolo giorno in più di libertà, una vittoria.

Serena Guidoni

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