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Colpa delle stelle – Recensione

Un piccolo infinito, delicato e gentile, che riesce a commuovere in punta di piedi

(The Fault In Our Stars) Regia: Josh Boone – Cast: Shailene Woodley, Ansel Elgort, Willem Dafoe, Nat Wolff, Laura Dern – Genere: Drammatico, colore, 126 minuti – Produzione: USA, 2014 – Distribuzione: 20th Century Fox – Data di uscita: 4 settembre 2014.

colpastelle“Ci sono infiniti più grandi di altri infiniti”: questa è la lezione che Hazel Grace Lancaster (Shailene Woodley) è stata costretta, suo malgrado, ad imparare. La sua non è la normale vita di una diciassettenne: ha un cancro terminale. Una cura sperimentale sta miracolosamente riuscendo a tenerla in vita ma Hazel Grace è destinata a morire giovane. La sua vita passa lenta e identica a se stessa giorno dopo giorno: ormai tutto è avvolto in un torpore. Sarà l’incontro con un ragazzo, Gus Waters (Ansel Elgort), a risvegliarla e a farle compiere un processo di crescita e di accettazione del proprio destino. Anche Gus Waters ha le stelle avverse: tumore osseo. I due ragazzi iniziano una storia d’amore in cui condividono tutto: destino avverso, passione per i libri e soprattutto un’insaziabile voglia di vivere. Sono due ragazzi straordinari, uniti da un umorismo pungente, dallo sdegno per le convenzioni e da questo loro amore travolgente. Hazel Grace troverà le risposte che sta cercando vivendo una straordinaria avventura al fianco di una persona che non ha paura di amare, un ragazzo che le regalerà “un pizzico di eternità, un ‘per sempre’ in una manciata di giorni”.

“Colpa delle stelle” non è un film che parla di cancro: è semplicemente un film che ha come protagonisti due giovani affetti da questa malattia. In realtà questa è una pellicola che vuole celebrare la vita in ogni suo aspetto: “solleva gli animi, comunica l’idea che una vita breve può essere bella e ricca”. A dispetto del tema trattato, Josh Boone ha deciso di non inserire nessun facile sentimentalismo strappalacrime nella sua opera: e la sua è stata una scelta vincente.

La storia viene narrata dal punto di vista di Hazel Grace che, prima di essere una persona malata, è un’adolescente: ciò che fa la differenza, nel romanzo come nel film, è il “come raccontare una storia triste”. Si può indorare la pillola per rendere i fatti meno tristi oppure si può raccontare la verità senza condirla con facili luoghi comuni emotivi: ed è quello che questo film fa. E riesce a farlo ‘abbassando’ la cinepresa all’altezza dello sguardo di due giovani ragazzi e della loro cinica, sebbene mai davvero rassegnata, visione del mondo.

In questo modo si riesce ad empatizzare fin da subito con i protagonisti della pellicola: non c’è un solo istante in cui si provi pena per loro. Anzi, per tutti e i 126 minuti, si combatte con loro, stando sempre al loro fianco.

Il grande pregio di Josh Boone è stato quello di tenere “Colpa delle stelle” in bilico tra il melodramma e la commedia d’amore: è un continuo equilibrio tra umorismo e cinismo, tra leggerezza e gravità. Ed è anche il motivo per il quale si può parlare, per questo film, di grande riuscita: si ride, ci si commuove e ci si emoziona senza mai sentirsi trascinati nel mondo del patetismo sentimentale.

Micol Koch

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