Eco Del Cinema

Ci vuole un gran fisico – Recensione

Film dai buoni propositi sul diventare cinquantenni, o attempati in generale, che diverte ma non troppo, non trovando mai nel corso del racconto una vera completezza narrativa, e non per demerito della regista

Regia: Sophie Chiarello – Cast: Angela Finocchiaro, Giovanni Storti – Genere: Commedia, colore, 90 minuti – Produzione: Italia, 2012 – Distribuzione: Medusa – Data di uscita: 7 marzo 2013.

ci-vuole-ungranfisicoDopo una lunga gavetta arriva per Sophie Chiarello il primo lungometraggio, che ha per protagonista Eva, una donna sulla fatidica soglia dei cinquant’anni che si arrabatta tra lavoro e famiglia, cercando di non pensare agli anni che passano.

Ma i segni del tempo sono lì, davanti a lei, ogni mattina quando si guarda allo specchio, ed iniziano a diventare un potenziale problema quando nella profumeria dove lavora viene licenziata una sua collega perché avanti con gli anni e quindi poco indicata a promuovere prodotti che puntano sul desiderio di eterna giovinezza delle acquirenti. Scopo della regista e della protagonista Angela Finocchiario (che ha anche ideato il soggetto e scritto la sceneggiatura assieme a tre maschietti), con la benedizione del produttore Paolo Guerra, è quello di accendere i riflettori sul diventare ‘maturi’, che nella nostra società assume connotati diversi a seconda che si parli di uomini o del gentil sesso, poiché purtroppo ad una certa età la maggior parte delle donne diventano invisibili, mentre gli uomini vengono presentati come ‘interessanti’.

Il film intende sdoganare la parola menopausa e ancor di più il tema vecchiaia, che pare sia diventato un vero e proprio tabù, nonostante la popolazione occidentale, grazie al prolungarsi della vita, racchiuda in sé una grande fetta di anziani.

Accanto ad Eva abbiamo l’attempata e arzilla madre, la giovanissima figlia, interpretata dall’esordiente Antonella Lo Coco (nota al pubblico televisivo per aver partecipato al talent ‘X Factor’, che qui si propone sia come attrice che come cantante) ed un ex marito parassita, che ha le fattezze di Elio, di ‘Elio e le Storie Tese’, oramai diviso tra musica, tv e cinema.

Ma c’è anche un antipatico direttore della profumeria, ben interpretato da Raul Cremona, e un buon amico, che ha il volto dell’attore/regista Jurij Ferrini.

Ma, nonostante i buoni propositi e un cast di tutto rispetto, il film non decolla, è un alternarsi di situazioni che strappano sì il sorriso, ma senza convinzione, forse per l’utilizzo in alcuni momenti della farsa, difficile da amalgamare con l’insieme delle vicende.

Quando si fa un film bisogna avere il coraggio di fare scelte precise, se si è decisi a fare una commedia, su un tema delicato come questo poi, occorre il giusto mix tra risate e sentimenti, non c’è spazio per il grottesco (vedi scena in cui la Finocchiaro assume l’espressione da Joker dopo un’iniezione di botulino), altrimenti bisogna direttamente optare per la farsa, ed tutt’altra storia.

Peccato, perché la Finocchiaro è brava e Giovanni Storti nei panni ‘dell’angelo della menopausa’ (in stile Frank Capra) pasticcione ma volenteroso è proprio simpatico.

L’amicizia e gli impegni lavorativi che legano Guerra al trio di comici di cui Storti fa parte ha portato anche i cammei di Giacomo Poretti, Aldo Baglio e la di lui consorte Silvana Fallisi.

Il cruccio più grande è nei confronti della talentuosa Chiarello, già aiuto-regista di Massimo Venier, Edoardo Winspeare, Kim Rossi Stuart e Giuseppe Piccioni in belle pellicole, il suo lavoro appare quasi schiacciato da una volontà superiore: la produzione? La Finocchiaro?

Speriamo per lei in un secondo lungometraggio dove la sua creatività abbia maggior spazio.

Maria Grazia Bosu

Articoli correlati

Condividi