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Child 44 – Il bambino n. 44 – Recensione

Un serial killer nella Russia stalinista, tra politica del terrore e ricerca della verità

(Child 44) Regia: Daniel Espinosa – Cast: Tom Hardy, Noomi Rapace, Gary Oldman, Joel Kinnaman, Vincent Cassel, Charles Dance – Genere: drammatico, colore, 137 minuti – Produzione: USA, 2014 – Distribuzione: Adler Entertainment – Data di uscita: 30 aprile 2015.

child44locLa plumbea Unione Sovietica dei primi anni Cinquanta fa da sfondo all’articolata vicenda di Leo Demitov e della sua indagine su un serial killer di bambini. Un’indagine ostacolata a ogni passo dalla resistenza interna delle alte sfere del regime stalinista, da rancori personali e da un’ostinata patina di terrore omertoso. Mai si potrebbe ammettere che un corpo diabolico sia in grado di aggirarsi nel sistema perfetto della macchina sovietica: spionaggio, controspionaggio, coperture grossolane, silenzio imposto; un velo da squarciare per far emergere la verità.

Eccellente agente dei servizi segreti, Demitov è declassato e costretto all’esilio nel momento in cui decide di voler far luce sui brutali e seriali omicidi di alcuni bambini in varie regioni dell’Unione Sovietica; omicidi strettamente connessi dalla precisione chirurgica nell’asporto di organi, eppure coperti sotto il nugolo di polvere della dicitura “incidente” nella stesura dei rapporti ufficiali.

Nello spessore psicologico dei personaggi e nella fitta trama che lega le loro relazioni risiede la principale forza del film: il filo sottile che separa la vittima dal carnefice, l’eroe dal mostro, che costantemente vacilla e rischia di spezzarsi. Tom Hardy è straordinario nell’interpretazione del protagonista, estremamente duro ma profondamente umano, servitore indefesso ma sempre indisposto – in virtù di un’umanità mai ripudiata – a chinarsi prono dinanzi al potere costituito; le deformazioni somatiche e la voce profonda scandiscono un linguaggio apparentemente stentato eppure sempre incisivo.

Attorno a Leo Demitov danza un gruppo di personaggi che emerge in primo luogo – quando non esclusivamente – in contrapposizione al protagonista: la moglie Raisa, donna profondamente infelice e sull’orlo di una risoluzione drammatica; il perfido collega Vasilj, estremamente rancoroso sia per l’amore mancato di Raisa che per alcuni conti non regolati in sede militare; il generale Nesterov, unico rappresentante del potere a conservare un briciolo di umanità e spirito critico.

La tenace e difficoltosa caccia al maniaco omicida emerge in primo rilievo solo nella seconda parte del film; è posta a lungo in secondo piano a vantaggio di una serie di circostanze che costituiscono la premessa alla caccia stessa. Il sistema di spionaggio, con le sue procedure disumane e le sue falle interne – dovute principalmente a invidie personali e deliri di onnipotenza – tenta in ogni modo di camuffare la vicenda, a costo di infliggersi ferite autolesionistiche: il contesto di terrore imposto non è un semplice sfondo storico, ma assume parte attiva nella narrazione mediante gli ufficiali che in prima persona lo rendono così efficiente e spietato.

La fotografia è dominata da tonalità scure, le esplosioni di violenza sono rare ma deflagranti. “Child 44” è un film intenso, visivamente potente, retto su interpretazioni attoriali di prim’ordine.

Marco Donati

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