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A casa nostra

Recensione

A casa nostra – Recensione: la realtà dello ‘spettro nero’ dell’Occidente

Scena di Chez nous - A casa nostra Lucas Belvaux

Di solito, argomenti così delicati, così presenti ma evitati dalla mente che vede solo quello che vuole vedere, per essere trattati necessitano di quella particolare lente d’ingrandimento il più possibile oggettiva dettata dalla distanza storica, che comunque non difende da qualsivoglia coinvolgimento emotivo, personale o di parte.

In “A casa nostra”, il regista Lucas Belvaux sembra saperlo bene, ma sa anche che non affrontare determinate situazioni al momento del loro espletarsi, corrisponde al non-sense, almeno per l’essere umano; che non sviscerare la cruda realtà sotto le fanfare d’ideologie, retorica, ipocrisia e macchinazioni seducenti con le loro apparenze, sarebbe un male, almeno per l’uomo.

Così affida alla normalità ‘comunitaria’ di Pauline Duhez/Émilie Dequenne, un percorso in apparenza speranzoso, fluido, mielato, che nasconde il marcio  toccandolo. Belvaux opta per una scelta coraggiosa, mirata e provocatoria, mostrando come la più genuina e esemplare delle personalità, Pauline, che si prende cura delle persone a domicilio, madre e figlia amata, possa essere sedotta dalle declamazioni della nascosta anima più ‘nera’ che esista. E non si parla di politica, ma di umanità che, decisa, percorre la strada che dalla solitudine porta al rancore, dal rancore alla paura, dalla paura all’odio, sotto l’egida di una fantomatica Révolution nationale, per il cambiamento di tutti…i pochi ‘vecchi’.

A casa nostra: un lungometraggio molto ben inserito nella contemporaneità

Con “A casa nostra” Belvaux si concentra su un’umanità piena di contraddizioni, come Stéphane Stankowiak (perfetto Guillaume Gouix), l’operaio ex-fiamma di Pauline, allenatore di pallone la mattina e squadrista neofascista di notte o Jacques, padre della protagonista, ex-operaio metalmeccanico sindacalista e genitore scontroso, o come Agnès Dorgelle, l’allegoria molto concreta di una certa Marine Le Pen, voluta o meno.

L’opera di Belvaux è una pellicola potente per la sua serietà, il suo realismo territoriale, la sua (a)militanza. Un lungometraggio provocatorio, lucido che non ha paura di buttarsi, a voce alta, nelle coscienze delle persone per lanciare uno spunto di riflessione in rapporto alle cruciali questioni di un presente irrimediabilmente in cambiamento repentino, tra alterità, degrado sociale e opportunità nella crisi. Avvolto dalle periferie dimenticate della città, da un territorio in latente subbuglio, con colori piovosi, dove i colori sgargianti del ‘partito’ danno speranza…o meglio trovano adatti capri espiatori.

Sicuramente una pellicola da vedere, gustare e criticare ciascuno a suo modo, come fanno tutti i personaggi che danno vita alla trama, a torto o a ragione.

Marco Marchetti

Trama

  • Titolo originale: Chez nous
  • Regia: Lucas Belvaux
  • Cast: Émilie Dequenne, André Dussollier, Guillaume Gouix, Catherine Jacob, Anne Marivin, Patrick Descamps, Charlotte Talpaert, Mateo Debaets
  • Genere: Drammatico, Colore
  • Durata: 117 minuti
  • Produzione: Francia, Belgio, 2017
  • Distribuzione: Movies Inspired
  • Data di uscita: 27 aprile 2017

Chez nous - A casa nostra poster“A casa nostra” è la decima pellicola da regista per Lucas Belvaux, cineasta e attore belga noto in Francia e a livello internazionale. Con questa decima prova, Belvaux si getta nel mondo della politica francese contemporanea.

La pellicola segue le vicende di Pauline Duhez (Émilie Dequenne), donna esempio tutta di un pezzo, figlia e madre premurosa che non si tira mai indietro nei propri obblighi lavorativi e familiari. Vive e lavora come infermiera a Hénart, nella regione del Pas-de-Calais, dove ogni giorno deve confrontarsi con la miseria sociale, la sparizione dei servizi pubblici e una vita personale molto impegnativa; dovendosi occupare allo stesso tempo di suo padre, vecchio operaio metallurgico e comunista malato a causa dell’amianto, e dei suoi figli, che cresce sola. A costruirne la figura amata e considerata da tutti,  i suoi modi gentili, anche con i musulmani.

Per il dottore e vecchio deputato europeo Philippe Berthier è la candidata perfetta: tenta di convincerla a presentarsi alle prossime elezioni municipali in testa alla lista del Rassemblement National Populaire (RNP), un partito di estrema destra capeggiato da Agnès Dorgelle. Pauline si lascia convincere dai discorsi seduttivi di entrambi. La vita della donna si trasforma radicalmente, alcuni dei suoi cari si allontanano da lei come alcuni dei suoi pazienti, mentre scopre quanto il razzismo e certe idee populiste siano radicate presso i suoi amici. Sorge una complicazione: Pauline si innamora di Stéphane, detto Stanko, allenatore di calcio di suo figlio, con una doppia vita nota a Berthier, dato che di notte partecipa ad azioni punitive con una squadraccia xenofoba. Macchia dal quale l’RNP sta cercando in tutti i modi di ripulirsi, preferendo alla violenza la disinformazione via internet.

A casa nostra: una pellicola impegnata, militante e mirata

“A casa nostra”, il cui trailer è stato accolto dalle accanite proteste del Front National, è stato rilasciato in Francia il 22 febbraio, con lo scopo di realizzare il massimo impatto sulla campagna elettorale presidenziale di Maurice Le Pen, ricordando all’elettorato il ‘nero’ che si nasconde dietro i suoi proclami. Una coraggiosa operazione cinematografica e politica con la quale Lucas Belvaux prende parte al discorso politico, vestendosi di tutta la sua militanza, senza però annichilire l’arte drammatica, la narrazione e i personaggi. Di fatti, la potenza della pellicola sta nel raccontare quanto anche una persona perbene, cresciuta all’insegna di valori progressisti, possa cadere nella fanga ammaliante di una retorica seducente, studiata. Nel complesso un lungometraggio non scontato di grande e spaventoso realismo.

Trailer

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