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Borg McEnroe presentato alla Festa del Cinema di Roma 2017

Borg – McEnroe: il regista alla Festa del Cinema di Roma 2017 per presentare il film

Borg McEnroe  conferenza

Janus Metz Pedersen ha iniziato col raccontare le motivazioni che l’hanno portato a fare questo film: “Non volevo fare solo un film sul tennis” quanto indagare la condizione umana che ne scaturiva. “Perché gli esseri umani si mettono alla prova così, il film vuole esaminare delle tematiche esistenziali di due uomini all’apparenza opposti” che in verità avevano in comune più di quanto si possa immaginare”, sopratutto quell’intimo bisogno vincere.

Il regista, che ha trovato molto interessante la solitudine sul campo che caratterizza il gioco del tennis, ha poi continuato dichiarando il suo grande desiderio di mostrare due società a confronto, con le loro peculiarità. Una, quella svedese, che ambiva all’eguaglianza sociale, l’altra, quella americana, più individualista: “Il film analizza l’identità: quando uno la perde, perde le partite”.

Borg McEnroe: il film è frutto di un grande lavoro di squadra

Ha poi raccontato dell’enorme sforzo creativo che ha impegnato tutti per la realizzazione della famosa finale del 1980, di come gli attori si siano allenati per mesi con dei tennisti professionisti, di come le loro controfigure fossero tennisti di livello, per rendere le scene il più possibile realistiche e credibili. Dell’importanza rivestita dalla grafica digitale che ha permesso di posizionare ogni singola pallina nel punto voluto, e dai suoni, che devono essere reali, perché l’orecchio è davvero difficile da ingannare: il suono di una palla da tennis che rimbalza sull’erba ha un suono inconfondibile. “I montatori sono riusciti a far si che tutto fosse in sintonia”, che sembrasse una danza.

Ha riconosciuto senza falsa modestia che questo è l’unico film di spessore che parli di tennis, che a differenza di altri sport, come il pugilato, mal si presta ad un lavoro cinematografico, tenendo a precisare che questo è un film su “un dramma umano” che si consuma durante le ore di una partita e che, grazie allo sviluppo tecnologico, oggi si possono fare “straordinarie sequenze”, come quelle riguardanti i momenti della partita.

Borg McEnroe: un puzzle realizzato grazie ai ricordi di tanti

Tanto l’interesse dei presenti sul coinvolgimento dei due tennisti nella lavorazione del film. Borg ha avuto un certo coinvolgimento in quanto cinematograficamente il Borg bambino è interpretato da suo figlio: questo ha permesso al regista di sincerarsi della veridicità di alcuni episodi; McEnroe, invece, non solo non ha accettato di discutere della pellicola col regista, ma pare non sia rimasto contento del risultato finale, a differenza dello stesso Borg, e di altri tennisti, come Federer, che hanno apprezzato la veridicità del film, sia da un punto di vista umano, che da un punto di vista sportivo. Federer ha detto di essersi riconosciuto in tante paure e tanti rituali che hanno accompagnato la carriera del tennista svedese.

Poiché ritiene che un film come questo implichi un certo lavoro di “archeologia storica”, è stato importante il contributo al film da parte di Mariana Simonescu, l’allora fidanzata di Borg, testimone di tante vicende, e anche lei tennista di livello.

“Quando si fa un film sul passato si fa ricerca storica, e ognuno ha la sua storia, bisogna mettere insieme tutti i pezzi per raccontare la propria interpretazione: questo è fare cinema”.

 

03/11/2017

Daniele Battistoni

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