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Border – Recensione

Una piccola produzione italiana indipendente racconta magistralmente il dramma siriano

Regia: Alessio Cremonini – Cast: Wasim Abo Azan, Sara El Debuch, Dana Keilani, Abdul Ahmed, Sami Haddad, Jamal El Zohbi – Genere: Drammatico, colore, 95 minuti – Produzione: Italia, 2013.

BorderAprile 2012. Aya e Fatima sono due giovani sorelle siriane profondamente religiose la cui vita viene sconvolta quando il marito della seconda diserta l’esercito per unirsi ai ribelli che combattono contro il governo. A portare la notizia è un amico del giovane, Muhammad, che spiega alle ragazze che i parenti dei disertori sono braccati dai servizi segreti, torturati e poi uccisi e propone loro di fuggire in Turchia. Le donne accettano di farsi accompagnare da un conoscente di Muhammad, Farid, fino al confine, ma il viaggio presenterà mille insidie, soprattutto nel momento al gruppo si unisce Bilal, anch’egli costretto a lasciare la Siria.

Completamente made in Italy, “Border” è una pellicola intensa che racconta la tragedia degli scontri siriani con gli occhi di tre tra i 2.000.000 di profughi costretti a lasciare tutto per continuare a vivere.

Alessio Cremonini scrive e dirige una fine riflessione sul prezzo della libertà: quanto si è disposti a sacrificare per la propria salvezza? E, soprattutto, quante persone si è disposti a calpestare?

“Border” si basa completamente sulle interazioni tra i personaggi e inganna lo spettatore, spostando continuamente il fulcro del film da un protagonista all’altro. Alessio Cremonini e la sceneggiatrice Susan Dabbous scrivono brillantemente un testo che fa crollare tanti pregiudizi, tra cui quello che vuole le donne arabe deboli e sottomesse.

Aya e Fatima sono entrambe figure femminili molto forti. Tra le poche in Siria che hanno scelto di abbracciare la tradizione del niqab, il velo che copre totalmente il volto delle donne, vanno persino contro il volere del padre per difendere il loro credo. Per le sorelle la coerenza con le proprie idee e convinzioni è fondamentale e va anteposta anche alla vita stessa.

Gli attori protagonisti sono tutti bravissimi e sorprende sinceramente scoprire che nessuno di loro sia un professionista. La scelta di questi ragazzi, nati a Damasco ma residenti in Italia sin da bambini, rappresenta l’essenza di un film che è il risultato del mix di due culture. “Border” non solo dimostra che il nostro Paese ha qualcosa da dire, ma che ci sono tanti talenti nascosti capaci di produrre ottimi prodotti, con un budget minimo. Diamo loro più spazio.

Corinna Spirito

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