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Blue Sky Bones – Recensione

Blue Sky Bones: un ritratto della Cina contemporanea a suon di musica

(Lanse Gutou) Regia: Jian Cui – Cast: Youliang Zhao, Hongjie Ni, Fang Ying, Han Lei, Ye Tao – Genere: Drammatico, colore, 101 minuti – Produzione: Cina, 2013.

blue-sky-bonesÈ un film di non facile comprensione “Blue Sky Bones”, opera prima della rockstar cinese Jian Cui, presentato In Concorso al Festival Internazionale del Film di Roma. Si tratta di un affresco della realtà cinese tra passato e presente.

Un giovane hacker e rapper si trova a fare i conti con la storia della sua famiglia, quando scopre che il padre ha un cancro. Mentre lui faceva una spia, la madre era una bellissima donna, refrattaria alle regole del partito. Il giovane protagonista Zhong Hua scopre il suo passato tramite la musica. Prima, quella antica, appunto “Blue Sky Bones”, scritta tanti anni prima dalla madre, che la portò all’esilio, e poi tramite una facile canzonetta pop, che deve interpretate una stellina rock.

Sinossi a parte, la narrazione è confusa e faticosa. Lo spettatore stenta a seguire i protagonisti nei salti continui tra passato e presente. L’incontro tra padre e figlio, dopo tanto tempo è privo di ogni calore.

La paura della morte viene risolta con un artifizio stilistico privo di senso. Tanti sono i simbolismi nel film e non tutti ben collocati. Lo stile di tutto il film è da videoclip di Mtv, ma in salsa di soia. Non a caso, il regista è considerato nel suo paese il padre del rock ed è venerato come “Vecchio Cui”.

Coinvolto nei disordini di piazza Tienanmen, è stato tenuto ai margini per molti anni e solo adesso è stato riabilitato. Detto questo, è chiaro che “Blue Sky Bones” è un film che sicuramente sfonderà nel suo paese, ma che è di difficile lettura in Occidente. Da non perdere, ma solo se si vive in Cina e se si ama il rap cinese.

Ivana Faranda

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