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Beket – Recensione

In una terra di nessuno due sconosciuti aspettano “Godot” e quando non arriva… lo vanno a cercare!

Regia: Davide Manuli – Cast: Luciano Correli, Jérôme Duranteau, Fabrizio Gifuni, Paolo Rossi, Freak Antoni, Simona Caramelli, Simone Maludrottu – Genere: Drammatico, colore, 80 minuti – Produzione: Italia, 2008 – Data di uscita: 17 maggio 2013.

beketDue uomini si incontrano alla fermata di un autobus, i loro nomi sono Freak e Jajà.

Come ci insegna il maestro dell’assurdo già questo è una storia, già questo racconta qualcosa di essenziale pur non ancora parlando. È proprio così infatti, ma nel film di Davide Manuli, “Beket”, questo è solo il punto di partenza. Si, due uomini si incontrano ad una fermata dell’autobus e, come vuole la tradizione Beckettiana, probabilmente aspettano Godot.

Ma se lo aspettassero in una landa desertica, simile all’immagine dei grandi Canyon? Se lo aspettassero come dentro a tutta una serie di vecchie fotografie di famiglia come oggi non se ne vedono più? E se lo aspettassero ballando a ritmo di una prorompente e psichedelica musica elettro-tecno? O se addirittura si stufassero di aspettarlo e decidessero di andarlo a cercare? Forse i due partirebbero per un viaggio fantastico, imprevedibile e magico alla ricerca di quello che è tanto bello chiamare ancora “Godot”.

Questo succede in “Beket”: una stupefacente esclamazione scena dopo scena di fronte a quello che è un rocambolesco road movie che possiede una connotazione decisamente pulp e insieme retrò attraverso il filtro di una pellicola squisitamente in bianco e nero.

Vari personaggi entrano in contatto con i due protagonisti, che intanto si interrogano sul senso della loro vita e piano piano si conoscono e si accettano sempre di più. Sono tutti caratterizzati in modo molto preciso e oltre a suscitare altre domande nell’italiano (Freak) e nel francese (Jajà) possiedono di loro una forte ragion d’essere, proprio perché anch’essi raccontano e portano con sé la propria di storia.

Tutte le protagoniste femminili sono bellissime: donne filiformi ma anche sinuose e ognuna rappresenta quasi una scena a sé. Il modo di muoversi e la lentezza o la rapidità dei gesti racchiudono e svelano un universo di significati e simboli, che spaziano dalla pittura al teatro, ma anche non volendo notare questo, incarnano con estrema gentilezza e grazia i loro personaggi, oltre che con sottile ironia.

I dialoghi sono divertenti ed emozionanti, se toccano corde amare si risollevano in una leggerezza mitica nello spazio di qualche secondo.

L’asciuttezza della struttura e di ogni parola pronunciata dagli attori, tutti, è assolutamente teatrale; ma la magia della costruzione delle inquadrature e delle dissolvenze che lasciano col fiato sospeso prima delle scene che seguono, e degli effetti speciali che mostrano l’atteso autobus volare sopra le teste dei due poveretti che lo inseguono come in una pista di lancio, è decisamente cinematografica.

Due persone nel niente forse hanno davvero trovato tutto: l’uno ha trovato l’altro e tanto basta a curare per un po’ i loro mali.

Davvero Samuel Beckett ci ha insegnato tanto, ma oggi Davide Manuli ci offre un film ispirante e dall’umore dark, deciso, cupo e divertente.

Paola Rulli

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