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Babylon Sisters

Recensione

Babylon Sisters – Recensione: una storia di emancipazione e riscatto sociale al femminile

Babylon Sisters abbraccio

“Babylon Sisters”, esordio alla regia con un lungometraggio di finzione per Gigi Roccati, documentarista dalla lunga produzione e già regista per numerosi video musicali, è una storia insieme di solidarietà e ospitalità con protagonista una famiglia di indiani da poco trasferitasi da Milano a Trieste.

Shanti (Nav Ghotra), il marito Ashok (Rahul Dutta) e la figlia di dodici anni Kamla (Amber Dutta) sono giunti da poco in un palazzo degradato nella periferia triestina, abitato da altre famiglie di immigrati e da un vecchio professore burbero e scontroso (interpretato da Renato Carpentieri). Quando arriverà la lettera di sfratto tutti saranno determinati nel non lasciare le proprie case. Ma se gli uomini reagiscono con rabbia alle minacce del padrone, le donne si uniscono per salvare il destino delle proprie famiglie; un destino che potrebbe cambiare proprio grazie al dono di Shanti che rivela di saper ballare come una star di Bollywood: nasce da qui il progetto di aprire una scuola di danza, chiave di volta del riscatto personale e sociale di tutti i protagonisti.

Liberamente tratto da “Amiche per la pelle”, romanzo di Laila Wadia, il risultato finale di “Babylon Sisters” e la regia di Roccati si allontanano notevolmente dalla trama del film e dal soggetto che lo ispira.

Babylon Sisters: dramma, commedia e musical, prodotto confuso, regia onesta

“Babylon Sisters” appare come un prodotto confuso, nonostante le oneste intenzioni del regista, che perde l’obiettivo primario del racconto in diverse traiettorie evidentemente difficili da maneggiare con la giusta attenzione.

Il taglio iniziale del film sembra proprio quello del documentario – i trascorsi di Roccati sono evidenti – prediligendo il silenzio e lasciando parlare le immagini per introdurci al degrado, urbano ed emotivo, della periferia di Trieste. Sono i successivi tentativi di passare dal dramma alla commedia, senza appoggiarsi ad una sceneggiatura solida, a far cadere “Babylon Sisters” nella banalità non solo dei dialoghi affidati agli interpreti, ma anche e soprattutto per l’eccessiva amatorialità recitativa degli stessi. È il rischio che si corre a scegliere attori non professionisti, che poteva però essere scongiurato prestando maggiore attenzione alla costruzione del prodotto.

Lo stesso montaggio, slegato, a volte netto, non aiuta a seguire le fila della storia. Non bastano da soli la bravura indiscussa di attori come Renato Carpentieri, che pure risulta non del tutto a proprio agio nel personaggio e sopra le righe nei suoi deliri di solitudine, e Lucia Mascino, o il talento dell’emergente Amber Dutta, interprete della piccola Kamla.
“Babylon Sisters” proponendosi sulla carta come storia di emancipazione femminile e riscatto sociale grazie all’amicizia di quattro donne straniere e dalle personalità diverse, immerse nella periferia multietnica e culturale di Trieste (metafora delle periferie e dei quartieri anche di altre città), lascia indietro proprio le “sisters” del suo titolo. La scena è conquistata semmai dal rapporto, anche questo mai veramente approfondito, tra Kamla (Amber Dutta) e il professor Leone interpretato da Carpentieri. La lezione è di quelle importanti: l’abbattimento dei pregiudizi e il rovesciamento delle sue convinzioni razziste passa per la poesia. Sono le poesie di Ungaretti e di Leopardi ad avvicinare il professore e la sua allieva dirimpettaia, un rapporto dapprima osteggiato e poi favorito anche dal padre di lei. C’è tanto di non detto in “Babylon Sisters”, nelle vicende che si susseguono, nella caratterizzazione dei suoi personaggi.

Una piccola Bollywood nella periferia di Trieste

“Babylon Sisters” poteva essere un’occasione per raccontare con onestà la periferia multietnica delle nostre città, con le sue contraddizioni, le gioie emotive e i dolori dei suoi abitanti, che con la forza della coesione e della condivisione e grazie al coraggio di quattro donne pronte a sfidare le convenzioni per aprire una scuola di danza, riescono a superare le difficoltà di una quotidianità fatta di pregiudizi, di sfratti, di violenza. Ma proprio la difficoltà ad empatizzare con la storia e i suoi protagonisti rendono il momento da musical bollywoodiano sul finale il vero dramma di tutto il film.

Gianluca Panico

Trama

  • Regia: Gigi Roccati
  • Cast: Lucia Mascino, Peppe Voltarelli, Renato Carpentieri, Amber Dutta, Nives Ivankovic, Lorenzo Acquaviva, Yasemin Sannino, Nav Ghotra
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 85 minuti
  • Produzione: Italia, 2017
  • Distribuzione: Lo Scrittoio
  • Data di uscita: 28 settembre 2017

Babylon Sisters

Il regista Gigi Roccati – specializzato in documentari e laureato presso la London Metropolitan University – approda sul grande schermo, in Italia, con la sua pellicola di genere drammatico “Babylon Sisters”.

Il film è un lavoro dalle tematiche profondamente attuali e significative ed ha come protagonista la famiglia di Kalma.

I Kumar sono indiani e si sono trasferiti da poco nella periferia di Trieste, nella speranza di un futuro migliore e di un lavoro in pianta stabile. Ashok è il capo famiglia (interpretato da Rahul Dutta e padre biologico di Amber) Shanti (Nav Ghotra) è una madre premurosa, mentre Kamla, deliziosa ragazzina di dodici anni, è la loro talentuosa figliola (Amber Dutta, star delle puntate del 2015 di “Italia’s Got Talent”). La famiglia abita in un palazzo assieme ad altri immigrati e ad un anziano e petulante professore pervaso dalla misantropia.

Babylon Sisters: una storia di talento e integrazione

La situazione diventa drammatica quando agli inquilini della baracca arriva una lettera di sfratto. Gli uomini della casa non hanno intenzione di finire per strada e non reagiscono in maniera tranquilla alle continue pressioni del padrone di casa; le donne, invece, scelgono di riunirsi e cercare di trovare una soluzione.

Grazie al talento della piccola Kalma, che si scopre avere una voce celestiale e a quello della sua mamma Shanti, capace di ballare e cantare proprio come una vera stella di Bollywood, con il prezioso aiuto di un’amica italiana, nasce il progetto di una scuola di danza in cui presto vedremo esibirsi le “Babylon Sisters”, dalle quali persino il duro cuore del professore (Renato Carpentieri) resterà piacevolmente colpito.

Così con lacrime, risate e colpi di scena, Roccati racconta una meravigliosa favola d’integrazione e di riscatto personale, per mandare al grande pubblico un fondamentale messaggio di rispetto reciproco e diritto di uguaglianza.

Trailer

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