Eco Del Cinema

Ameluk – Recensione

Commedia simpatica e sincera sulla necessità di convivenza pacifica e integrata tra religioni diverse

Regia: Mimmo Mancini – Cast: Mehdi Mahdloo Torkaman, Paolo Sassanelli, Mimmo Mancini, Claudia Lerro, Francesca Giaccari – Genere: Commedia, colore, 98 minuti – Produzione: Italia, 2015 – Distribuzione: Flavia Entertainment – Data di uscita: 9 aprile 2015.

amelukAccettazione del diverso, dialogo interreligioso, apertura multiculturale: questi i temi fondamentali e quanto mai attuali che stanno alla base di “Ameluk”, commedia di Mimmo Mancini – all’esordio come regista – dai toni esilaranti eppure sempre rispettosi della rilevante complessità del contenuto trattato; l’intenzione è quella di far ridere e riflettere, usando toni leggeri per veicolare un messaggio nitido: cambiare mentalità per integrare visioni del mondo diverse, senza più ostacoli o barriere di sorta.

Il contesto è quello del paese di Mariotto, in Puglia, in cui convivono una minoranza musulmana e una maggioranza cattolica. Il protagonista, un islamico di nome Jusuf, sale alla ribalta dovendo interpretare, in seguito a circostanze piuttosto rocambolesche, la parte del Crocifisso nella Via Crucis del venerdì santo. La popolazione non accetta quello che avverte come uno sberleffo alla cristianità, e si innesca un conflitto interrazziale e interreligioso.

Se il contenuto è serio, tematicamente impegnato, il trattamento che a questo contenuto è riservato nel corso del film è però fondato su un registro comico leggero e frizzante, con accentuazione del lato grottesco di molti personaggi, ridotti a macchiette caricaturali: il candidato sindaco corrotto e razzista, il popolino ultra-conservatore, l’arabo che rifiuta l’integrazione, il comunista da strapazzo che venera Marx e rivolge pernacchie ai potenti locali.

Ad ampliare un po’ la prospettiva interviene un altro personaggio, un professore ebreo che segue le vicende con distacco critico e un velo di disprezzo nei confronti dell’ignoranza imperante: un punto di equilibrio tra la naturale refrattarietà a tutto ciò che è nuovo e diverso da parte della popolazione locale e le istanze del protagonista, che in seguito alla malaugurata scelta di accettare la parte di Gesù nella processione viene prima scaricato dalla moglie bigotta per poi finire sui telegiornali nazionali ed essere addirittura – avendo acquisito popolarità e rappresentando la vera alternativa – candidato a sindaco del minuscolo paesino pugliese.

La fotografia satura, dominata dal giallo acceso, dà una denotazione fumettistica alla rappresentazione, accentuando ancor di più l’aspetto macchiettistico di molti personaggi. Ameluk è il soprannome affibbiato al protagonista, una riduzione fonetica di “mammalucco”, con moderato intento dispregiativo.

Alla fine il messaggio emerge in forma palese e didascalica: lunga vita alla convivenza e basta con la xenofobia; tutti diversi, tutti in pace, tutti fratelli. La semplicità e la leggerezza del racconto conducono dritte alla meta, riuscendo a tratti a divertire, soprattutto grazie all’ingenua spontaneità di alcuni interpreti non professionisti e alla potenza del vernacolo locale – anche se filtrato per necessità di comprensione.

Marco Donati

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