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Albert Nobbs – Recensione

Costretta a fingersi un uomo per poter lavorare come cameriere d’albergo, Albert Nobbs (Glenn Close) vive una crisi d’identità tale da rimanere intrappolata nei suoi abiti maschili

Regia: Rodrigo García – Cast: Glenn Close, Mia Wasikowska, Aaron Johnson, Jonathan Rhys-Meyers, Brendan Gleeson, Maria Doyle Kennedy, Janet McTeer, Mark Williams, Pauline Collins, Brenda Fricker, Bronagh Gallagher, John Light, Antonia Campbell-Hughes, Annie Starke, Emerald Fennell, Kenneth Collard, Serena Brabazon, Phoebe Waller-Bridge, Daniel Costello, Jillian Reid – Genere: Drammatico, colore, 113 minuti – Produzione: Gran Bretagna, 2011 – Distribuzione: Videa, CDE – Data di uscita: 10 febbraio 2012.

abert-nobbsSopravvivere nell’Irlanda del diciannovesimo secolo senza lavoro era praticamente impossibile, e la paura di rimanere per strada senza un soldo spingeva molte donne ad abbandonare le proprie identità per assumerne di nuove, tentando la fortuna come uomini. La società non vedeva di buon occhio infatti donne che svolgessero mansioni tipicamente maschili quali l’imbianchino o il cameriere.

Maschilismo e bigottismo a parte la riflessione sull’impossibilità lavorativa è un tema caro anche ai giorni nostri.

In un clima mesto e di duro lavoro Albert Nobbs mette da parte i guadagni per realizzare il suo sogno: poter aprire una tabaccheria e gestirla insieme ad una giovane ragazza che possa servire i clienti al bancone. Aiutata anche da un’altra donna che nasconde la sua identità (Janet McTeer) la scelta ricade sulla giovane cameriera (Mia Wasikowska), che però intrattiene una relazione sentimentale con un giovane squattrinato e senza prospettiva (Aaron Johnson).

Una Glenn Close da Oscar (nonostante in lizza ci sia anche la “Lady di Ferro” Meryl Streep), coadiuvata da un cast di spessore, mette in risalto le difficoltà della vita di Albert, dell’intrattenere relazioni di qualunque tipo se non formali, e della sua voglia di una vita semplice, quasi banale.

La volontà di rimanere donna, la necessità di essere un uomo e la crisi d’identità che ne sussegue pervade l’animo di Albert in ogni sua azione, in un film che coinvolge emotivamente lo spettatore lasciandolo con un pizzico di amaro in bocca, portandolo a riflettere anche al di fuori della sala cinematografica.

Eva Carducci

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