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“Alaska”, Elio Germano e Claudio Cupellini presentano il film

Grande affluenza di giornalisti per la giornata di Venerdì 23 ottobre in sala Petrassi, all’Auditorium di Roma, per la conferenza stampa di presentazione di “Alaska”, inserito nella Selezione Ufficiale della Festa del Cinema di Roma. Si è discusso del film, tra i più attesi della kermesse, con il regista Claudio Cupellini, gli attori Elio Germano ed Elena Radonicich, e gli sceneggiatori Filippo Gravino e Guido Iuculano; non hanno potuto presenziare Astrid Berges-Frisbey, splendida coprotagonista, e Valerio Binasco.

Elio Germano per “Alaska”, una corsa a ostacoli per raggiungere una felicità da identificare

Alaska

Al centro della vicenda c’è l’intensa e contrastata storia d’amore tra Fausto e Nadine, interpretati da Elio Germano e Astrid Berges-Frisbey. Entrambi i protagonisti, ha notato Cupellini, compiono un percorso sociale, che però conduce a effetti opposti: mentre Fausto è protagonista di un’escalation sociale nel passaggio da Parigi a Milano dopo l’uscita dalla galera, Nadine fa la strada inversa, passando dal successo nella carriera da modella al lavoro di cameriera in un bar dalla gestione non limpida; il rapporto tra lo sviluppo dei sentimenti e il desiderio di arricchimento è senz’altro un punto cruciale della narrazione, sul quale il regista e gli sceneggiatori hanno voluto insistere.

Germano, nel descrivere il suo personaggio, ha evidenziato come la sua caratteristica essenziale sia quella di mantenere un aspetto umano, una fragilità di fondo che non può essere camuffata dietro l’aspetto da duro e gli scatti d’ira; riprendendo il discorso impostato da Cupellini, ha aggiunto che tutti i personaggi, non solo i protagonisti, avvertono il peso delle situazioni che vanno a sovrapporsi: nella dialettica tra amore e carriera da scalare non c’è sintesi; la presenza del primo aspetto sembra dover escludere l’altro, e viceversa.

La strada intrapresa dai personaggi nella storia, ha notato ancora Germano, è assimilabile a una corsa a ostacoli verso il raggiungimento della felicità, identificata nella serenità dell’amore e in una carriera prestigiosa e remunerativa; ma in questa struttura, che per certi versi ricorda quella di un romanzo epico/cavalleresco, uno dei due elementi, tra amore e ricchezza, deve prevalere: alla fine è proprio la riscoperta dei sentimenti, nella loro accezione più pura, a permettere il riavvicinamento dei protagonisti e una sorta di reciproca redenzione.

“Alaska” tramite gli occhi di Claudio Cupellini: la volontà di essere sinceri e spudoratamente romantici

Tutti i personaggi che ruotano attorno ai protagonisti, ha osservato il regista, hanno una loro dimensione autonoma e svolgono una funzione esterna nella costruzione del rapporto tra Fausto e Nadine; si pensi a Benoit nel carcere – un uomo che nella sofferenza e nella privazione ha imparato a dare senza ricevere – o a Francesca, che non è affatto subalterna nella sua caratterizzazione rispetto alla “concorrente” Nadine, nonostante sia in un certo senso la scelta di ripiego di Fausto.

A proposito del suo personaggio, la Radonicich ha voluto rimarcare come Francesca sia consapevole della situazione, e pur essendo innamorata nutre un sentimento puro, quasi distaccato, che le permette di mantenere una certa lucidità: è proprio questo che le consente di affrontare il trauma dell’abbandono, un prezzo alto da pagare affinché i protagonisti possano andare ancora avanti nel loro percorso.

A proposito del coinvolgimento in una frazione del film di Marco D’Amore, Cupellini ha ricordato come tra i due ci sia un rapporto di conoscenza e di grande stima: la sua partecipazione è stata di grande rilevanza, perché la scena della rissa in discoteca rappresenta un acme della fase conflittuale tra Fausto all’apice della sua ascesa sociale e Nadine in preda a una profonda crisi sentimentale; poter contare su un attore di alto livello come D’Amore ha contribuito a rendere molto efficace quel frangente cruciale della rappresentazione.

Il film, nella cui scrittura hanno collaborato Gravino, Iuculano e lo stesso Cupellini – medesimo affiatato trio di “Una vita tranquilla” – ha voluto puntare forte sull’elaborazione di un romanticismo estremo, persino spudorato, spinto fino alle conseguenze più dure: alla base c’è stata la volontà di raccontare una storia con sincerità e trasporto emotivo,  una narrazione “di pancia”, viscerale, come ha notato Germano.

Marco Donati

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