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A Royal Weekend – Recensione

Uno sguardo umanizzante, forse troppo, su uno degli incontri che cambiò il corso della storia

(Hyde Park on Hudson ) Regia: Roger Michell – Cast: Bill Murray, Laura Linney, Olivia Williams, Elizabeth Marvel, Blake Ritson, Olivia Colman, Samuel West, Eleanor Bron, Elizabeth Wilson, Jonathan Brewer, Martin McDougall, Tim Beckmann, Sam Creed, Mark Badham, Buffy Davis, Andrew Havill, Nancy Baldwin, Jeff Mash, Tim Ahern – Genere: Drammatico, colore, 94 minuti – Produzione: Gran Bretagna, 2012 – Distribuzione: Bim – Data di uscita: 10 gennaio 2013.

a-royal-weekendNel giungo 1939 il Presidente Franklin Delano Roosevelt e sua moglie Eleanor ospitano il Re e la Regina d’Inghilterra per un week-end nella loro casa di Hyde Park on Hudson, nella parte settentrionale dello tato di New York – evento che segna la prima visita assoluta di un regnante britannico negli Stati Uniti. I Reali cercano disperatamente il favore di Roosevelt nell’imminente guerra contro la Germania.

Gli interessi internazionali, però, devono giostrarsi con la complessa situazione domestica del Presidente americano, composta da sua moglie Eleanor, la sua segretaria Missy, sua madre Sara e la cugina e amica Daisy.

Sull’onda dei film biografici sui presidenti americani che si sta abbattendo su Hollywood, arriva “A Royal Weekend”, film diviso tra romanticismo e narrazione storica. La storia, infatti, segue due eventi principali, il rapporto di amicizia e amore tra Roosevelt e la cugina Daisy, voce narrante del film, e la storica visita oltreoceano dei Reali d’Inghilterra.

L’ingenua Daisy ci porta a osservare più da vicino e quasi in maniera fiabesca la vita dell’uomo dietro la figura di Presidente. L’intento della pellicola è chiaro fin da subito: tutto mira a valorizzare il lato umano e fragile di personaggi storici da sempre conosciuti solo per la loro importanza politica e di rappresentanza nazionale. Se da un lato ciò si può considerare parzialmente riuscito per via dell’ottima interpretazione di Bill Murray, alle prese con la poliomelite, la gelosia delle amanti, l’oppressione materna e la fin troppo ricorrente tendenza al bicchiere, altrettanto non appare vero per i consorti inglesi. Il Re e la Regina infatti vengono dipinti quasi come personaggi stilizzati forgiati su stereotipi inglesi e umanizzati al limite del ridicolo.

Una delle scene focali della pellicola, l’incontro tra Roosevelt e Re Giorgio VI, si presenta come un tripudio di esibizione di debolezze di uomini soggiogati dalle loro controparti femminili, ritratto forse non troppo meritevole di due uomini che hanno affrontato con grandezza un difficile periodo storico. Poco smuove anche la ricorsa alla ormai fin troppo nota balbuzie del marito della Regina Madre, tema portante de “Il discorso del Re”.

Dunque se l’idea di fondo di presentare i capi di governo come persone uguali alle altre appare sicuramente interessante e di buona presa, supportata dal reale ritrovamento dei diari segreti di Daisy Suckley, lo spettatore dovrà comunque affrontare questo film senza aspettarsi grandi emozioni o colpi di genio ma solo un lento scorrere di immagini che ripetono fino all’ultimo lo stesso concetto di debolezza, presentandoci Roosevelt, creatore del New Deal e responsabile del coinvolgimento degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale, come niente di più che un simpatico vecchietto rubacuori.

Miriam Reale

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